lunedì 6 giugno 2016

Istruttore di nuoto e giornalista (?): la triste storia di un italiano

Sono giorni che ci penso, mesi…non vorrei esagerare ma forse anni, più o meno da quando, in una calda giornata di fine luglio di quasi due anni fa, mi hanno messo la corona d’alloro e ho festeggiato la fine dei miei studi a L’aquila.

Mi sono laureato in Filologia Moderna e appena messo piede fuori dal dipartimento sono cominciati i problemi riassumibili con un’unica interrogativa: e ora??


La mia è una storia come tante altre e neppure mi aspetto che venga letta da qualcuno ma ogni tanto fa bene anche scrivere nero su bianco. Dicevamo comunque che tutto è cominciato a luglio; perfetto per me che da anni faccio il bagnino in un parco acquatico e nel quale già avevo cominciato la stagione ai tempi della laurea.

L’estate, breve per la verità, è passata in fretta fin quando un soleggiato settembre mi ha accompagnato in quel di Bologna dove ho sostenuto il test per poter accedere ad un eventuale bando di dottorato per la ricerca. Un buco nell’acqua, inutile nascondersi dietro un dito.

Da quel momento è cominciato il bello…alcuni mesi alla ricerca di un lavoro – uno qualsiasi ovviamente – fin quando non ho ricevuto la proposta, da parte dell’editore del giornale online per cui scrivo, di ricevere un’assunzione sfruttando il piano di Garanzia Giovani. Ho cominciato a febbraio accompagnato da una grande volontà e come se mi dovessero pagare il giorno successivo, con l’idea in testa di essere già – assurdamente – in ritardo per qualcosa che non sapevo neppure cosa fosse. I problemi infiniti mi hanno portato fino a maggio, mese durante il quale sarebbe dovuta concretizzarsi la possibilità di essere assunto ma, a stipendio dimezzato per questioni particolari (600€ diviso due per l’esattezza) che non avrei neppure saputo quando sarebbero arrivati.

All’ennesimo disguido decido di rinunciare e tornare come al solito al mio caro parco per un altro anno – il 2015 – sperando fosse l’ultimo. Il risultato: tre mesi circa di lavoro stagionale, tante imprecazioni, tante arrabbiature e una possibilità per chiedere l’indennizzo di disoccupazione. Sussidio che arriva durante l’inverno per fortuna prima che cominci a lavorare in piscina come istruttore di nuoto, un lavoro che mi piace, una passione che coltivo sin da quando ero un ragazzino ma che non vorrei diventasse il mio futuro per ovvi motivi. Un inverno movimentato diviso tra il ‘lavoro’ – comunque gratuito – al giornale al quale sono tornato per passione e i pomeriggi  con i piccoli in piscina. 

Tutto procede discretamente fino a marzo più o meno, il mese in cui ho percepito l’ultima mensilità relativa comunque al mese precedente quindi febbraio. Da allora tabula rasa; ci sono i lavori la giustificazione principale e quindi bisogna stringere la cinghia, d’accordo – mi convinco – ma sentirmi dire di dover sostenere anche un corso per addetti stampa tenuto dal mio stesso editore comincia a starmi stretto, soprattutto se in ‘classe’ devo trovarmi a scrivere ancora articoli di prova visto che non faccio altro da quasi due anni. Insomma senza stipendio da marzo – compreso – e con le pretese di dover fare dei nuovi corsi di aggiornamento senza la necessità di seguirli e quelli che mi piacerebbe eventualmente fare non potrei comunque pagarli vista la ‘carestia’ che vige.

Insomma di nuovo tornerò anche quest’anno al mio amato parco con le nostre incazzature – alla fine posso concedermelo – e il caldo opprimente ma sarà sempre meglio di niente mentre aspetto di poter partecipare al concorso per l’abilitazione all’insegnamento e non ricevo risposta da nessuna delle aziende che contatto inviando il CV.


‘Alla fine un’altra estate arriverà’ dice una recente canzone se non sbaglio ma probabilmente passerà come tutte le altre portando con sé la speranza di un futuro un po’ migliore del presente che stiamo vivendo.

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