Sono giorni che ci penso, mesi…non vorrei esagerare ma forse
anni, più o meno da quando, in una calda giornata di fine luglio di quasi due
anni fa, mi hanno messo la corona d’alloro e ho festeggiato la fine dei miei
studi a L’aquila.
Mi sono laureato in Filologia Moderna e appena messo piede
fuori dal dipartimento sono cominciati i problemi riassumibili con un’unica
interrogativa: e ora??
La mia è una storia come tante altre e neppure mi aspetto
che venga letta da qualcuno ma ogni tanto fa bene anche scrivere nero su
bianco. Dicevamo comunque che tutto è cominciato a luglio; perfetto per me che
da anni faccio il bagnino in un parco acquatico e nel quale già avevo
cominciato la stagione ai tempi della laurea.
L’estate, breve per la verità, è passata in fretta fin
quando un soleggiato settembre mi ha accompagnato in quel di Bologna dove ho
sostenuto il test per poter accedere ad un eventuale bando di dottorato per la
ricerca. Un buco nell’acqua, inutile nascondersi dietro un dito.
Da quel momento è cominciato il bello…alcuni mesi alla
ricerca di un lavoro – uno qualsiasi ovviamente – fin quando non ho ricevuto la
proposta, da parte dell’editore del giornale online per cui scrivo, di ricevere
un’assunzione sfruttando il piano di Garanzia Giovani. Ho cominciato a febbraio
accompagnato da una grande volontà e come se mi dovessero pagare il giorno
successivo, con l’idea in testa di essere già – assurdamente – in ritardo per
qualcosa che non sapevo neppure cosa fosse. I problemi infiniti mi hanno
portato fino a maggio, mese durante il quale sarebbe dovuta concretizzarsi la
possibilità di essere assunto ma, a stipendio dimezzato per questioni
particolari (600€ diviso due per l’esattezza) che non avrei neppure saputo
quando sarebbero arrivati.
All’ennesimo disguido decido di rinunciare e tornare come al
solito al mio caro parco per un altro anno – il 2015 – sperando fosse l’ultimo.
Il risultato: tre mesi circa di lavoro stagionale, tante imprecazioni, tante
arrabbiature e una possibilità per chiedere l’indennizzo di disoccupazione. Sussidio
che arriva durante l’inverno per fortuna prima che cominci a lavorare in
piscina come istruttore di nuoto, un lavoro che mi piace, una passione che
coltivo sin da quando ero un ragazzino ma che non vorrei diventasse il mio
futuro per ovvi motivi. Un inverno movimentato diviso tra il ‘lavoro’ – comunque
gratuito – al giornale al quale sono tornato per passione e i pomeriggi con i piccoli in piscina.
Tutto procede
discretamente fino a marzo più o meno, il mese in cui ho percepito l’ultima
mensilità relativa comunque al mese precedente quindi febbraio. Da allora
tabula rasa; ci sono i lavori la giustificazione principale e quindi bisogna
stringere la cinghia, d’accordo – mi convinco – ma sentirmi dire di dover
sostenere anche un corso per addetti stampa tenuto dal mio stesso editore
comincia a starmi stretto, soprattutto se in ‘classe’ devo trovarmi a scrivere
ancora articoli di prova visto che non faccio altro da quasi due anni. Insomma senza
stipendio da marzo – compreso – e con le pretese di dover fare dei nuovi corsi
di aggiornamento senza la necessità di seguirli e quelli che mi piacerebbe
eventualmente fare non potrei comunque pagarli vista la ‘carestia’ che vige.
Insomma di nuovo tornerò anche quest’anno al mio amato parco
con le nostre incazzature – alla fine posso concedermelo – e il caldo
opprimente ma sarà sempre meglio di niente mentre aspetto di poter partecipare
al concorso per l’abilitazione all’insegnamento e non ricevo risposta da
nessuna delle aziende che contatto inviando il CV.
‘Alla fine un’altra estate arriverà’ dice una recente
canzone se non sbaglio ma probabilmente passerà come tutte le altre portando
con sé la speranza di un futuro un po’ migliore del presente che stiamo
vivendo.
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